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L’infermiere e il turno di notte

C’è chi non sopporta le notti e c’è chi non può farne a meno.

Un ritmo difficile da acquisire e un ritmo cui non è possibile rinunciare.

Essere o non essere l’infermiere della notte.

Di notte l’Ospedale si spopola, le luci si abbassano, il silenzio prevale. L’ora di punta, fatta di tante attività da far conciliare e innumerevoli professionisti e visitatori che entrano ed escono dalle stanze e dai reparti, lascia il posto ad un momento in cui il turno si adopera creare un ambiente per favorire il sonno e il comfort, senza mai far venire meno la continuità delle cure e la vigilanza costante.

L’intensità dell’assistenza erogata di notte è determinata dalle condizioni dei pazienti e dal loro bisogno di assistenza e può variare molto tra un giorno e l’altro, anche all’interno della stessa unità operativa.

Il lavoro notturno mette alla prova l’infermiere, sia fisicamente che psicologicamente. Le leggende popolari vedono il turno di notte come un vantaggio, un’occasione per avere un lavoro che lascia molto tempo libero, immaginato come uno “star in branda” in attesa di una sporadica chiamata, ma non è così: lavorare di notte è solo “diversamente impegnativo” e quelli che sembrano pregi potrebbero non sempre essere tali. Il turno di notte consiste infatti nel lavorare per oltre 11 ore consecutive e lo smonto notte è un giorno lavorativo in cui è indispensabile recuperare il riposo perso.

Tuttavia gli infermieri riconoscono che lavorare di notte ha anche aspetti positivi: la possibilità di lavorare senza troppe interruzioni, imparare a decidere da soli, avere il tempo per parlare e conoscere i pazienti costituiscono punti di forza. Inoltre, ritengono che il lavoro notturno offra maggiori opportunità di esperienza e di accrescimento della propria competenza. Di notte gli infermieri preparano spesso le attività per il giorno dopo, ma lavorano anche in modo non pianificato, gestendo, frequentemente in modo autonomo, le esigenze e gli imprevisti del paziente; possono mettere alla prova la capacità di reagire a situazioni critiche e di gestire i problemi, sviluppando le proprie capacità di valutazione e problem solving.

Diversi studi segnalano come il lavoro notturno abbia un’elevata valenza formativa e che di notte gli infermieri hanno maggior possibilità di riflettere. Riflettere aiuta ad imparare dall’esperienza e, quindi, a sviluppare/consolidare competenze. Anche per questo motivo diventa indispensabile che i tirocini degli studenti infermieri siano previsti nei turni notturni, nonché per insegnare l’importanza della sorveglianza, quale attività fondante dell’assistenza notturna.

Nella quiete della notte, al paziente può capitare di sentirsi solo e di ritrovarsi a pensare alla propria condizione ed agli affetti lontani. Questo momento rappresenta spesso un’occasione di conoscenza, una parentesi di ascolto dedicato, in cui costruire e consolidare la relazione di cura e la fiducia. Questa “attività” non è meno importante dell’assistenza vera e propria di cui costituisce presupposto indissolubile e quanto emerge è patrimonio di tutta l’equipe. Per questo ancor più meritevole di valore.

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